KURSKS ,Intrappolati a 108 Metri di Profondità

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il bello della vita è...ritrovare la luce in una notte qualsiasi, che sembrava la più scura e decidere che... se la vita ti ha messo davanti una montagna...tu imparerai a volare!

    Group
    Administrator
    Posts
    71,555
    Reputation
    +2,341
    Location
    Milano

    Status
    Offline

    kursk-underwater-hole-photo1


    Il Kursks russo è un sottomarino nucleare che si inabissò nel 2000 al largo di Severomorsk, fra la Russia e la Norvegia, nelle fredde acqua del Mare di Barents.
    Il K-141 Kursk era un sottomarino classe Antey del Progetto 949A della classe Oscar II, questo il codice NATO, e fu il penultimo sottomarino della classe Oscar II progettato e costruito dall’Unione Sovietica. Era considerato praticamente inaffondabile, con la sua corazza d’acciaio inossidabile da 8 millimetri e un’intercapedine in gomma da 8 centimetri, che lo proteggeva dai rilevamenti, e dimensioni enormi, 154 metri di lunghezza per 18 di larghezza e 9 di altezza. Anche se avevi problemi di claustrofobia potevi comunque trovarti bene all’interno. La sua costruzione inizia nel 1990 presso i cantieri navali militari della Marina sovietica a Severodvinsk, nella Russia settentrionale, vicino alla Norvegia. Ma in quegli anni l’Unione Sovietica si sfalda e proprio in quel periodo viene completata la costruzione dell’immenso sottomarino nucleare.

    L’URSS si sgretola ma il sottomarino viene su benissimo, orgoglio tecnologico della marina militare russa. Viene varato nel 1994 ma le missioni da affrontare in quel periodo sono poche, l’unica che completa è del 1999, quando monitora la flotta statunitense nel mediterraneo durante la crisi del Kosovo. Un po’ poco per un sottomarino che tecnologicamente è il meglio del meglio, anche rispetto ai concorrenti statunitensi.

    L’equipaggio soffre la crisi di quel periodo dell’Unione Sovietica, viene pagato a periodi, a volte integrato con marinai poco esperti. Normalmente è composto da 52 ufficiali e 55 marinai, ma capitava che a bordo fossero di più, esattamente come il giorno dell’incidente che fra tutti sono 118. Però ottiene il riconoscimento come miglior equipaggio sottomarino della flotta del Nord ed è in genere considerato un ottimo gruppo di marinai, esperti e disciplinati.

    E’ questa la condizione durante la quale il Kursk si unisce alla prima esercitazione navale di grandi proporzioni organizzata dalla Russia in oltre un decennio. Il 10 Agosto del 2000, nelle fredde acque del mare di Barents, si ritrovano una trentina di navi, tra cui l’ammiraglia della flotta la Pyotr Velikiy, chiamiamola in italiano, Pietro il Grande, la più grande nave da guerra al mondo, a propulsione nucleare. Ricordiamo in che periodo siamo perché dopo ci tornerà utile. Vladimir Putin è appena stato eletto presidente Russo, sono passati solo quattro mesi, e rispolvera gli ori militari di famiglia, un triste presagio della sua politica che culminerà nei conflitti armati in Ucraina dei giorni nostri.

    Bene in quei giorni la Kursk si trova insieme ad altre navi in mare e iniziano le esercitazioni. Il primo giorno lancia un missile Granit con una testata finta, e tutto va per il meglio. Due giorni dopo inizia le operazioni per il lancio di un altro siluro innocuo proprio contro la gigantesca Pietro il Grande, ma qualcosa va storto. I siluri sono realizzati per le esercitazioni e in Russia in quel periodo la qualità costruttiva del materiale bellico si è ridotta in modo drastico. Non hanno una carica esplosiva, ma quel che accade fa comunque un gran botto.

    Il 12 agosto del 2000 alle 11:28 si registra un’esplosione tremenda mentre si prepara a sparare. Anni dopo si saprà che l’esplosione è dovuta al guasto meccanico di uno dei siluri, che ha lasciato fuoriuscire perossido di idrogeno concentrato che è riuscito a filtrare attraverso un cordone di saldatura difettosa ed è passato nell’involucro del siluro. Questo è poi entrato in contatto con un catalizzatore, si è espanso e ha rotto il serbatoio di cherosene del siluro, provocando un’esplosione pari a circa 100/200 kg di tritolo.

    Chi si trova nella sala muore sul colpo, mentre il resto dell’equipaggio inizia a sprofondare verso i 108 metri di fondale. La prima esplosione ha creato una falla, ma è la seconda esplosione dopo due minuti che deflagra con una forza impressionante, ha una potenza equivalente dalle 3 alle 7 tonnellate di tritolo, e uccide la maggioranza dell’equipaggio. Dei 118 sommergibilisti rimangono vivi in 23, tutti rifugiati nel nono compartimento, che è stato isolato dai restanti e ancora ossigenato. I salvataggi partono solo ore e ore dopo l’esplosione, quando ormai è troppo tardi. Addirittura la Flotta del Nord continua le esercitazioni fino alle 22:30, mentre il Kursk è ormai distrutto sul fondo del mare. Lì vicino ci sono navi della marina britannica e norvegese, ma la Russia rifiuta ogni aiuto. “I marinai del Kursk li salveremo noi, non ci sono dubbi”. Così dicono.

    ...continua
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Top Member

    Group
    Member
    Posts
    22,909
    Reputation
    +12
    Location
    La prima capitale d'Italia

    Status
    Offline
    putin sodale di berlusconi salvini meloni
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il bello della vita è...ritrovare la luce in una notte qualsiasi, che sembrava la più scura e decidere che... se la vita ti ha messo davanti una montagna...tu imparerai a volare!

    Group
    Administrator
    Posts
    71,555
    Reputation
    +2,341
    Location
    Milano

    Status
    Offline
    Per quattro giorni tentano di salvare i marinai sul sommergibile, ma la loro attrezzatura è inadeguata e loro sono inesperti, e così il quinto giorno la Russia accetta aiuto da parte di Inghilterra e Norvegia. E’ il 17 agosto quando viene aperto il primo portello del Kursk, nel compartimento nove, ma all’interno è tutto allagato. Soltanto il 21 agosto verranno trovati 24 corpi nel nono compartimento, ben 9 giorni dopo l’esplosione. Il capitano Dmitri Kolesnikov aveva scritto alcune note riguardo quelle ultime ore di vita:

    “Ore 13:15. Tutto il personale dai compartimenti sei, sette e otto è stato spostato nel nono. Qui siamo in 23. Abbiamo preso questa decisione in seguito all’incidente. Nessuno di noi può uscire. Ore 15:15. Qui è troppo buio per scrivere, ma ci proverò a tentoni. A quanto pare non ci sono possibilità di salvarsi. Forse solo dal 10 al 20 per cento. Speriamo che almeno qualcuno leggerà queste parole. Qui ci sono gli elenchi degli effettivi che adesso si trovano nella nona sezione e tenteranno di uscire. Saluto tutti, non dovete disperarvi”.

    Il sottomarino era dotato di un generatore di ossigeno chimico al superossido di potassio; questi sono usati per assorbire l’anidride carbonica e rilasciare chimicamente ossigeno durante un’emergenza. Ma la cartuccia era stata contaminata dall’acqua di mare e la reazione chimica risultante non solo non ha fatto produrre ossigeno, ma ha anche provocato un incendio che ha consumato il restante ossigeno disponibile. Le indagini successive mostreranno che alcuni uomini erano sopravvissuti per qualche minuto all’incendio immergendosi sott’acqua, ma alla fine erano comunque morti soffocati nel giro di pochissimo tempo.

    I sommergibilisti del Kursk sono tutti morti, il sottomarino è dilaniato dall’esplosione e nel 2001 viene quasi del tutto recuperato. Il neo-eletto Presidente Vladimir Putin e l’ammiragliato russo avevano fatto una figura pessima durante il salvataggio. Putin era rimasto in vacanza a Sochi, mentre le comunicazioni dei militari parlavano prima di sopravvissuti, dando speranza alle famiglie, per poi rimangiarsi tutto di fronte all’evidenza della catastrofe.

    La marina militare russa inizialmente dà la colpa dell’incidente a una collisione con un sottomarino statunitense dei due che erano presenti quel giorno per assistere all’esercitazione, il Memphis e il Toledo, ma gli americani non ci stanno. Prima di tutto la grandezza dei sottomarini è talmente diversa che qualsiasi collisione fra i mezzi sarebbe stata a favore del Kursk, e poi nessuno riporta danni.

    Addirittura salta fuori che ci sarebbero stati lanci di siluri fra gli uni e gli altri, ma poi l’inchiesta ufficiale smentisce tutto: il Kursk è affondato per un’esplosione avvenuta all’interno, la colpa dell’incidente è solo russa. Rimane il dolore dei familiari delle tantissime vittime, un dolore acuito dalla gestione della crisi russa, inadeguata e poco rispettosa dell’emergenza, soprattutto da parte di Putin, come ammetterà anni dopo.

    Nel 2009 la cabina del sommergibile è stata posizionata a Murmansk, la città più grande posta a nord del circolo polare artico e sede di un’importante base navale.




    Fonte: www.vanillamagazine.it/
     
    Top
    .
2 replies since 18/4/2024, 14:33   7 views
  Share  
.